Manca Anima


Non avrei voluto essere d’altro che specchio
e di sponda restituire in superficie
tutto il fondo incolorire della luce
a chi su di me come da solo
rideva un proprio volto sconosciuto.
E invece ne trattengo dietro una macchia un colore
e a rispondere poi qualcosa di nuovo:
sono ancora incapace.
(Alfio Farbo)

Volevo dire che l'immagine si svuota, che si smaglia come il senso, sempre, dappertutto, ma non è così. O che arriva a galleggiare di assenza, di mancata presenza, ma se è vero, è vero solo per me. Il punto è che il qui e l'ora che fa la fotografia, adesso, qui e ora, non lo trovo, e non trovo nemmeno una malinconia sudata al passato. Quello che vedo è una massa mancante, che funziona come un apparecchio di cattura di voci interiori e figure. Queste voci e figure, però, non sono quelle del fotografo o del momento o della cosa fermata. La massa mancante che vedo la sento nel diaframma, come un'area di intimità violata che non attende compensazione. È lì che comincia quello che mi interessa e che, se fossimo una specie di frontiera, dovrebbe interessare chiunque. Voglio dire quell'affacciarsi senza cercare un abisso, ma solo guardare la lavagna vuota. Non è una soglia, di quelle che si aprono a un oltre, e non è nemmeno uno specchio per radersi l'anima. È il non-oltre davanti a cui ci si ferma, e solo il racconto potrebbe fare il resto, e fare da fionda. Quello che vedo invece non narra niente, non apre a niente, non vede niente, perché, se manca anima, non c'è proprio niente da vedere, da aprire, da raccontare a chi ti sta vicino e a chi ti sta lontano. Dopo questo, adesso, si potrebbe tornare in cucina, ci si potrebbe ammazzare, o pregare un altrove. Ma in definitiva nessuna di queste cose ha senso, perché c'è solo materia, e la materia è così cava da somigliare a un'anima. Invece, ci sono alberi, tessuti, animali finti, veri, fughe di terre, di interni, una donna, un cappello, Magritte, tua madre, il volo di una muleta, le navi perdute, i gabbiani, i trichechi, e ovviamente i grandi leviatani.

Matteo Meschiari