Non ricordo più cosa stavo per dirti (l'Appennino di Libera)


"Ognuna di queste cose Libera la vedeva non si sa bene come dentro di sé perché le storie delle pietre ancestrali si srotolavano nel suo cervello come luci e colori ma senza forme e senza nomi. Sentiva l'acqua salata riscaldarsi per i vapori fuoriusciti dal mantello. Il ruscellare delle piogge che ripulivano le masse effusive dalle sabbie e dalle argille. E poi tutte le stelle e i pianeti e le nebulose incagliarsi contro gli scogli del Sasso Tignoso per ere e millenni e secondi fino al momento esatto in cui seduta sulle scaglie inospitali del grosso drago appenninico tese l'orecchio al buio e disse chi va là." (da Libera di Matteo Meschiari)

35 km a piedi con il mio amico e scrittore Matteo Meschiari: da Sant'Andrea Pelago, dimora prediletta del poeta anarchico Ceccardo Roccatagliata Ceccardi fino a San Pellegrino in Alpe, confine del confine. Percorrendo tratti della storica via Vandelli, doppiando il sasso Tignoso. Poi il ritorno sull'asfalto, sul vino e sul tabacco fino a Pievepelago. L'Appennino cercato.
Visioni che stanno ispirando Libera, il suo nuovo romanzo, e che in me continuano a mantenere in vita le suggestioni di un altrove fondamentale.